Sei mesi a Santa Fe (Argentina)

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Voglio raccontarvi di un viaggio avvenuto parecchi anni fa, ma che vale la pena di essere raccontato!

All’età di sedici anni ho vinto una borsa di studio con AFS, associazione internazionale presente in Italia sotto il nome di “AFS-Intercultura”, che permette a giovani(ssimi) studenti del liceo di passare un periodo, più o meno lungo, in quasi qualsiasi paese del mondo dall’Europa all’Africa, dall’America all’Oceania. 

I requisiti per partire? Avere meno di diciott’anni, una gran voglia di esplorare il mondo, ed un grande, grandissimo spirito d’adattamento. L’associazione permette tra l’altro di ospitare, in Italia, uno studente proveniente da un altro paese.

Dopo l’iscrizione ufficiale si ha la possibilità di stilare una lista di paesi in cui trascorrere un determinato periodo di tempo (un anno, sei mesi, tre mesi oppure un mese durante l’estate). Successivamente viene stilata una graduatoria, basata su una selezione molto accurata,che ha il compito di stabilire se, e soprattutto per quale meta, partirai. Riuscite a pensare a qualcosa di più grandioso?

Quando mi hanno comunicato che sarei partita per l’Argentina, non potevo immaginare quale porta sul mondo stavo aprendo. Sei mesi, pochi e molti al tempo stesso, lontano da tutto ciò che mi è conosciuto. Sei mesi che possono rivoluzionare il tuo modo d’essere come non ti aspetteresti mai. Ancora non lo sapevo, ma avevo appena preso la decisione più bella e più coraggiosa di tutta la mia vita.

La mia avventura è iniziata così.

Ero lì, a Roma, aspettando il volo assieme a tanti altri ragazzi come me. Spaesata in mezzo a tutta quella gente, ai discorsi concitati, sussurrati, gridati, la fretta e l’emozione nelle parole di tutti; e quegli sguardi un po’ smarriti, a metà tra trepidanti e terrorizzati. Quando sei lì, in mezzo alla confusione, ti senti come in una bolla: persino i sentimenti ti arrivano ovattati. Ti pesano le valige, ti assegnano un cartellino, “annuali di qua!”,“semestrali da questa parte!”, e sembra tutto ancora molto lontano, o forse è la tua testa che per non cedere all’ansia ti fa sembrare distante una partenza che invece è alle porte.

Quando sono finalmente approdata nella mia nuova casa, dopo un viaggio di quasi una giornata intera (dodici ore di volo fino a Buenos Aires! E poi fino a Santa Fe, in autobus, la bellezza di otto ore…), non mi sembrava vero. C’era la mia nuova famiglia ad aspettarmi: Cristina, Hugo, e i miei fratelli e sorelle: Leandro, Nico, Pola e Mile.

Ero in una burrasca di sentimenti: la stanchezza per la tensione e per il viaggio, la difficoltà di capirsi (non spiccicavo una parola di spagnolo, e tanto meno di spagnolo argentino!), e poi quella casa così piena di oggetti che profumava di cibo appena sfornato, e la mia cameretta con le pareti azzurre, che avrei condiviso con Mile… ero in un altro universo.

Ora che sono passati quattro anni, l’Argentina per me continua ad essere “casa”. Ed è così diversa da tutto ciò che un tempo consideravo la mia unica casa! Le persone sono diverse, le strade sono diverse, il modo di relazionarsi, di parlare del più e del meno, e di concepire la vita stessa!

La differenza che forse può risultare più evidente a qualcuno che per la prima volta si ritrova nell’America del sud, è il ritmo della vita. Il significato stesso, in un certo senso, che si da alla vita. Ho avuto molto da imparare, dagli argentini, su questo punto, e mi chiedo con che occhi vedrei oggi la mia vita se non fossi mai partita. Ho capito che vale la pena di essere lenti, qualche volta, di darsi il tempo per assimilare ciò che ci sta attorno. Di prendersi un pomeriggio per chiacchierare con un amico, di ascoltare le proprie esigenze, di riflettere. Insomma, di viversi la vita giorno dopo giorno. La calma a volte può essere saggezza! E quanto più profonda è la vita, quando non viene vissuta con la nostra solita frenesia…

Ci sarebbero tonnellate di cose da dire, su quanto sia facile iniziare a chiacchierare con qualsiasi sconosciuto, sulla amicizia vissuta in dimensione di “gruppo”, sulla totale apertura verso l’altro; ma porterò come esempio qualcosa che a mio avviso è molto rappresentativo di tutte queste cose assieme: il mate.

Il mate

Forse non tutti lo conoscono, ma il mate è una bevanda molto diffusa in tutta l’America latina. Si tratta di un infuso, da prendere molto caldo, che si beve in un modo tutto particolare. Per cominciare, non si beve da soli. Il mate è fatto per essere preso in gruppo, e viene passato da persona a persona, riempiendo ogni volta il piccolo contenitore (che può essere di legno, di cocco, o addirittura di osso). Lo bevono grandi e piccini, e in ogni occasione: nelle riunioni, per strada, tra amici, addirittura con sconosciuti che si incontrano per strada e che ti chiedono: “querés un mate?”. Mi ricordo che quando facevo volontariato con mia sorella Pola nelle baraccopoli, che purtroppo si estendono nelle periferie delle città, ad ogni porta a cui bussavamo ci veniva offerto il mate.

La mia classe! Le classi argentine solitamente sono molto affollate: circa trenta studenti per ogni sezione!

Non mentirò: passare tanto tempo immersi in un’ altra cultura a quell’età non è sempre facile. Ci sono momenti di difficoltà, fraintendimenti che derivano dallo scontro tra culture, tra modi diversi di percepire le situazioni. Ci sono cose che all’inizio non capisci, cose che richiedono tempo per essere comprese, e ancora più tempo per essere assimilate e fatte proprie.

Ma, dopo un po’, la cultura del paese in cui sei entra dentro di te, e a quel punto sai di essere diventato a tutti gli effetti una nuova persona! 

Qualcuno può pensare che spendere così tanto tempo lontano dalla propria scuola (in realtà continuando a frequentare la scuola, ma nel paese ospitante) sia una perdita a livello accademico, ma vi posso assicurare che ciò che si guadagna in termini di conoscenza, di comprensione dell’ “altro”, di consapevolezza delle proprie risorse personali, di crescita a livello umano… beh, non è quantificabile.

Vista di Santa Fe al tramonto, dal fiume Paranà. Il ponte che si vede è il “Puente colgante”, che dalla zona rurale porta alla città vera e propria.

Santa Fe è una città di origine coloniale, ed è la nona città più grande del paese. Come tutte le più grandi città argentine, vive in uno stato di profonda contraddizione tra le ricche zone di villeggiatura in riva al fiume, le case fatte di nulla delle zone più povere, e l’immensità della pampa, che circonda tutta la città per chilometri e chilometri. E’ capitale dell’omonima “provincia” federale, anche se il vero fulcro economico-finanziario risiede nella città di Rosario, poco più a sud. La città è attraversata dall’enorme fiume Paranà, ed è circondata da una moltitudine di paesini e villaggi più piccoli che io ho trovato incantevoli, molti dei quali non sono asfaltati: le strade sono fatte di sabbia, e le case costruite a mano dai loro abitanti. Ma anche rimanendo in città ci sono moltissime cose da apprezzare! A partire dalla zona storica a sud, fino al lungo fiume con il “Puente colgante” che lo attraversa.

Una via di San Josè del Rincòn, un piccolo paese limitrofo alla città di Santa Fè
Due locali attraversano in canoa il fiume Paranà

Durante la mia permanenza, ho avuto anche la grande fortuna di poter viaggiare un po’: oltre alle città più importanti e più conosciute, come Buenos Aires, Rosario e Paranà, la mia famiglia mi ha portata a conoscere Iguazù, un’enorme zona di riserva naturale nel nord-est dell’Argentina, al confine con l’Uruguay e il Brasile, che ospita il più grande spettacolo naturale che io abbia mai visto, nonché una delle sette meraviglie del mondo: le immense cascate dell’Iguazù, le più estese del mondo! Si formano in corrispondenza dell’unione di due grossi fiumi: l’Iguazù e il Paranà (lo stesso fiume che passa per Santa Fe). La terra in quelle zone è rossa e molto fertile, e la foresta tropicale ospita moltissime specie vegetali e animali di cui non sospettavo nemmeno l’esistenza!

Le cascate dell’Iguazù
Un “coatì” spuntato dalla foresta
Un piccolo chiosco a bordo strada. Da notare la tipica terra rossa dell’area pampeana
Un’ex-casa coloniale oggi sede di una delle più importanti coltivazioni di mate: “Las Marias”. Il terreno di queste zone, infatti, è molto fertile e ricco di ferro, ideale per le coltivazioni di questa pianta.

In una gita scolastica ho invece potuto visitare la zona di Mendoza, al confine con il Cile, proprio al limitare della Cordigliera delle Ande. Anche questa è una zona meravigliosa dal punto di vista naturalistico: la cordigliera è immensa, e selvaggia. Le città di confine come Mendoza sono un po’ turistiche, ma molto belle da visitare, e con un grande patrimonio storico. Lascio che le foto e le immagini raccontino da sole la bellezza insita di queste zone.

La zona di Cacheuta
In viaggio verso la Cordigliera

 

Il lago Potrerillos in mezzo alle montagne

 

Nella stagione secca alcune aree del lago si prosciugano, lasciando la terra ricoperta di alghe bianche che piano piano si seccano fino a far assomigliare il paesaggio ad una valle innevata.

Spero che questo racconto sia stato utile e piacevole,

hasta siempre!

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